Cos’è la contrazione capsulare post mastoplastica?
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conseguenti disagi per la paziente. Quest’ultima infatti a seconda dei casi può lamentare un indurimento del seno o una mancanza di compattezza tra i due. Premesso ciò, per saperne di più e conoscere i modi migliori per rimediare a questo inconveniente, vale la pena leggere quanto diseguito descritto.
Cos’è la contrazione capsulare e come ridurla?
La contrazione capsulare è una complicanza imprevedibile, ma anche tra le più comuni dopo l’aumento del seno noto in gergo chirurgico come mastoplastica. Sebbene attualmente non è conosciuta la causa perché un seno tende a indurirsi, ci sono tuttavia alcune tecniche di intervento che tendono a minimizzare il rischio sia a breve che a lungo termine. Inoltre volendo descrivere nel dettaglio la contrazione capsulare ispessita, va detto che sembra aprirsi a molla dimostrando notevoli compressioni ed è questo il motivo che porta spesso a un aumento della compattezza del seno.
Per rimediare all’ inconveniente si può posizionare la protesi mammaria al di sotto del muscolo pettorale, minimizzando quindi il rischio di contrazione capsulare del 12% circa.
Sopra il muscolo (davanti al muscolo, sottomammario o sottoghiandolare) si ha invece una probabilità del 12-18% di lamentare la contrazione capsulare. Premesso ciò, va detto che la tecnica del massaggio può aiutare a prevenire la contrazione capsulare aiutando il seno ad ammorbidirsi dopo l’intervento di mastoplastica (compreso quello di mastoplastica additiva), in quanto l’impianto si deposita nella tasca con il conseguente rilassamento del muscolo che permette alla protesi di posizionarsi correttamente.
Optare per un sistema di riempimento adeguato del seno Il cosiddetto sistema di riempimento chiuso del seno (quando vengono utilizzati impianti salini) secondo esperti chirurghi plastici che lo hanno adottato, riduce il rischio di contrazione capsulare post-mastoplastica. Con questa tecnica, la suddetta soluzione salina evita che eventuali corpi estranei o funghi entrino nella cavità in cui è alloggiata la protesi.
Come viene diagnosticata la contrazione capsulare?
Una contrazione capsulare post-mastoplastica viene solitamente diagnosticata all’esame obiettivo da un chirurgo plastico. La paziente potrebbe ad esempio notare che i seni non risultino morbidi o potrebbero indurirsi eccessivamente tanto da sembrare diversi e creare di conseguenza qualche disagio.
In presenza di uno di questi inconveniente dovrebbe indurla a sottoporsi ad una vista specialistica da parte di un chirurgo plastico il prima possibile. Il professionista nello specifico lo esaminerà per determinare se effettivamente è presente una contrazione capsulare.
L’esame in oggetto che viene eseguito su ciascuna mammella è classificato su una scala che va da 1 a 4 ossia di Grado 1 (seno normale); Grado 2 (seno meno morbido); Grado 3 (seno duro e asimmetrico); Grado 4 (seno doloroso e con una forma pronunciata).
In relazione ad una di queste constatazioni, il chirurgo plastico si regolerà di conseguenza in base alle sue conoscenze professionali e adotterà a seconda della situazione che si presenta il metodo migliore per far fronte al problema.
I trattamenti migliori per la contrazione capsulare Spesso è possibile visualizzare radiologicamente le capsule in contrazione con una mammografia, un’ecografia o una risonanza magnetica sebbene ciò non sia necessario per la diagnosi da parte di un professionista.
Premesso ciò, quest’ultimo può adottare dei metodi di trattamento che sono classificabili sia con interventi farmacologici che chirurgici. Nel primo caso, si tratta di antistaminici generalmente disponibili in compresse, e che possono fungere da un antagonista dei recettori per i leucotrieni in donne che lamentano la contrazione capsulare post -mastoplastica.
Nello specifico la paziente deve assumerle 2 volte al giorno e per tre mesi.
La cura in oggetto in molti casi ha contribuito all’ammorbidimento del tessuto cicatriziale che si crea intorno alle protesi mammarie in circa il 50% dei casi.
Tuttavia vale la pena aggiungere che il chirurgo plastico se dovesse rilevare una contrazione capsulare, molto probabilmente opterà il suddetto farmaco prima di consigliare l’intervento chirurgico noto come Capsulectomia e che rappresenta come secondo caso la soluzione definitiva e a breve temine del problema.
Per quelle pazienti che non hanno notato un significativo ammorbidimento della capsula con l’uso dei farmaci, l’unica altra alternativa efficace è ricorrere alla Capsulectomia per rimuovere completamente il tessuto cicatriziale che la protesi. Sebbene ciò non elimini la possibilità di una futura formazione del tessuto incriminato, riduce comunque di gran lunga il rischio di una successiva contrazione capsulare, cosa che invece è più frequente se si adottano metodi un po’ datati come ad esempio quello noto con l’acronimo Capsulotomia, e che prevede soltanto un’incisione sul tessuto cicatriziale anziché la rimozione totale. Il trattamento maggiormente appropriato per far fronte alla contrazione capsulare post -mastoplastica è dunque la suddetta Capsulectomia completa dell’intera capsula ispessita che fa da contorno alla protesi del seno.
Questa tra l’altro è la procedura migliore per prevenirne di nuovo la formazione della contrazione capsulare post-mastoplastica.