Quando si ricorre ad una mastoplastica secondaria?

Mastoplastica secondaria: quando la si utilizza e tutto quello che c’è da sapere

La mastoplastica secondaria è un intervento da prendere in considerazione per porre rimedio a problematiche e danni causati da un primo intervento di mastoplastica non eseguito correttamente o che ha comporta problemi nella vita di tutti i giorni alla paziente.

 

La mastoplastica additiva: di cosa si tratta

La mastoplastica additiva è un’operazione chirurgica a tutti gli effetti effettuata esclusivamente per motivi estetici allo scopo di aumentare il volume del seno. Il chirurgo con tecniche innovative inserisce delle protesi mammarie realizzate con materiali di ultima generazione. Infatti proprio il materiale e la qualità delle protesi è fondamentale affinché l’intervento permette di ottenere risultati cercati. L’intervento viene valutato nei minimi dettagli dal chirurgo che deve effettuare una visita approfondita alla paziente per capire le caratteristiche anatomiche del seno come la tipologia di tessuto adiposo, di quello cutaneo e la ghiandola.

Inoltre è fondamentale anche capire le motivazioni che spingono una paziente nel prendere in considerazione un intervento di mastoplastica che potrebbe cambiare completamente la vita. Oggi le tecniche innovative e le protesi in gel di silicone permettono di ottimizzare l’intervento rendendolo del tutto innocuo e duraturo nel tempo.

Tra l’altro un chirurgo professionale attento è anche in grado di effettuare delle incisioni che lasceranno cicatrici praticamente invisibili. È abbastanza riduttivo pensare all’intervento di mastoplastica come una soluzione esclusivamente per aumentare il volume perché può essere importante per correggere un’asimmetria mammaria oppure per riacquistare il volume e il tono del seno perso, ad esempio, in ragione di una dieta che ha permesso di perdere tanto peso.

La mastoplastica secondaria: che cos’è

La mastoplastica secondaria è una sorta di ripetizione dell’intervento di mastoplastica. Viene semplicemente effettuata perché si devono riparare i danni causati dal precedente intervento e correggere quanto successo. Dal punto di vista tecnico e scientifico è indubbiamente un intervento più complesso perché si va a trattare una parte del corpo che è già stata sottoposta a un precedente stress.

Le motivazioni che possono spingere una paziente nel tornare dal proprio chirurgo estetico per risolvere il tutto sono molteplici partendo da una seno che potrebbe risultare innaturale perché eccessivamente grande e complicato da gestire oppure semplicemente perché le protesi che sono state introdotte nel corpo non sono adatte e stanno comportando delle infiammazioni e problematiche che pongono dei rischi anche sulla salute della persona.
In queste situazioni il chirurgo dovrà necessariamente intervenire nuovamente sul tessuto cicatriziale che è più complesso da incidere e che può essere meno elastico e più sottile. Tutte situazioni che il chirurgo deve valutare con estrema attenzione per non commettere possibili errori. Fortunatamente la mastoplastica secondaria viene effettuata da professionisti che possono vantare tanti anni di esperienza e soprattutto un percorso formativo specifico.
La durata del intervento può variare tra un minimo di 60 fino a un massimo di 120 minuti a seconda del risultato che si è prefissati e tra l’altro si procede sempre in anestesia totale con il ricovero per la paziente per almeno una notte. E’ fondamentale che l’intervento di mastoplastica secondaria venga effettuato almeno 180 giorni dopo il primo intervento altrimenti il rischio di causare danni alla cute e a quella zona del corpo è molto alto.

Per quanto concerne il recupero è indubbiamente più lungo e impegnativo rispetto al primo. In particolare ci si troverà a dover fare i conti con dei gonfiori, con una sensibilità aumentata della zona del corpo trattata e con dei limiti. Questi primi sintomi fortunatamente sono temporali e possono scomparire dopo qualche settimana. Inoltre è possibile comunque utilizzare dei farmaci antidolorifici che consentono di minimizzare un eventuale dolore.

Quando va effettuato l’intervento di mastoplastica secondaria

L’intervento di mastoplastica secondaria deve essere preso in considerazione in diverse situazioni che potrebbero comportare un disagio sociale alla paziente oltre che problemi di salute. Innanzitutto va preso in considerazione nel caso in cui i cambiamenti estetici che si sono ottenuti con l’intervento di mastoplastica additiva non sono quelli sperati e quindi si vuole rimodulare il proprio aspetto fisico in termini di forme oppure di volume cambiando la protesi oppure rimuovendola completamente.

Altra situazione abbastanza comune è quella relativa allo spostamento oppure a una dislocazione vera e propria della protesi. Infatti potrebbe accadere che in ragione dell’ecessivo volume oppure di una posizione non ottimale la protesi richieda al corpo una grande forza muscolare per sostenerla nei vari movimenti. Anche in questa situazione è possibile pensare a una mastoplastica secondaria per risolvere spostando la protesi a una posizione migliore.
Altra circostanza che potrebbe presentarsi soprattutto se la protesi non è di qualità ottimale è la rottura per un trauma oppure semplicemente per una costante usura nel tempo. Ci sono poi delle risposte che il corpo soffre in maniera automatica non appena la protesi mammaria viene inserita come ad esempio la cosiddetta contrattura capsulare. In pratica l’organismo per ovviare all’inserimento della protesi in maniera del tutto automatizzata produce eccessivamente il tessuto connettivale il che porta a formare una sorta di involucro che copre completamente la protesi.
In questo caso si parla di effetto di incapsulamento perché la protesi viene del tutto isolata dal corpo e questa certamente non è una condizione positiva per la paziente.
Infine oltre al classico disagio sociale per un seno non adeguato per le proprie aspettative c’è anche il cosiddetto doppio solco. Si tratta di una condizione inestetica che viene causata principalmente da un difetto di copertura della protesi nei confronti della ghiandola.
Dal punto di vista pratico si va a formare un vero e proprio scalino nella parte inferiore della mammella che è causato a sua volta da una perdita di peso oppure in ragione dell’allattamento.